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Osteopatia Pediatrica

Reflusso gastro-esofageo nei neonati: quello che le mamme devono sapere

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Reflusso gastroesofageo nei neonati: prendiamo in prestito la definizione elaborata dalla North American Society for Pediatric Gastroenterology and Nutrition, che ha pubblicato le linee guida per la valutazione e il trattamento del reflusso gastroesofageo nei neonati e nei bambini partendo dalla revisione di più di 600 articoli. Il documento fornisce linee guida basate sull’evidenza per la diagnosi e gestione di reflusso gastroesofageo e malattia da reflusso gastro-esofageo nella popolazione pediatrica e pone una distinzione preliminare:

  • il reflusso gastro-esofageo (RGE), definito come il passaggio del contenuto gastrico nell’esofago, con evidenza di vomito ricorrente o rigurgiti;
  • la malattia da reflusso gastro-esofageo (MRGE), definita come sintomatologia e complicazioni da reflusso, con diversi tipi di manifestazioni cliniche associate a vomito ricorrente, quali esofagite (infiammazione dell’esofago), apnea, broncospasmo, perdita di peso. In particolare la perdita di peso è il fattore discriminante tra reflusso e malattia da reflusso (per perdita di peso non si intende né rallentamento né stasi della crescita che nei bambini allattati al seno possono essere del tutto normali e frequenti).

Reflusso gastroesofageo nei neonati: ecco cosa fare

Stando a queste linee guida internazionali, di fronte ad un bambino che vomita spesso, se non vi è perdita di peso, ecco cosa è bene non fare:

  1. Non c’è alcun motivo di prescrivere un esame ecografico, si rischia così infatti di incorrere in molti falsi positivi in quanto la maggior parte dei neonati nei primi mesi hanno la valvola dell’esofago non del tutto formata (non per questo però vomitano). C’è quindi da capire cosa fa sì che alcuni vomitano e altri no.
  2. Non vi sono da somministrare farmaci.
  3. Non è  assolutamente il caso di sospendere l’allattamento al seno.

“La realtà – scrive Ornella Piccinni su bambinonaturale.it – è che le madri si trovano spesso di fronte ad una diagnosi, all’uso di sciroppi (come il maloox) e a suggerimenti sbagliati come allungare lo spazio tra una poppata e l’altra, l’uso del ciuccio o ancor peggio la sospensione dell’allattamento materno a favore di quello artificiale. Molte madri finiscono per credere che il loro latte non sia ben digerito dal bambino. Niente di più falso! Il reflusso non ha niente a che vedere con la digestione! Tanto meno con una non digeribilità del latte materno!!”.

Allora perché certi neonati vomitano spesso e in gran quantità? Inoltre questi bambini oltre a vomitare presentano una forte irrequietezza, non dormono bene e spesso piangono.
Intanto possiamo dire che l’acidità dello stomaco aumenta se aumenta lo stress, e lo stress del neonato è associato a quello della madre, oppure al dover attendere troppo a lungo prima di essere allattato, oppure ad essere troppo a lungo distante dalla madre. Queste condizioni molto probabilmente sono legate a traumi emotivi che riguardano la gravidanza o la nascita (leggere articolo “La nascita dal punto di vista osteopatico).

Spesso il reflusso si presenta in un bambino che ha avuto un parto traumatico, in questi casi è assolutamente efficace ricorrere all’Osteopatia pediatrica e fare qualche seduta da un buon osteopata!

Reflusso nei neonati: le cause

Molto spesso è legato ad un modo errato di allattare e alla tendenza ad allattare con meno frequenza. (Scopri qual è la suzione corretta del bambino al seno materno)
Se il bambino ha poppato da poco e si lamenta, spesso ed erroneamente, vengono cercate alternative come distrazioni e dondolamenti, mentre invece la cosa giusta da fare è quella di proporre di nuovo il seno. Invece si lascia trascorrere del tempo e quando poi si dà il seno, il bambino lo rifiuta, e noi ci convinciamo ancora di più che non è il seno quello che vuole, in un circolo vizioso che si autorinforza! I neonati finiscono spesso col rifiutare il seno o col lamentarsi nell’attaccarsi se hanno dovuto attendere per averlo.

In sintesi, alcuni suggerimenti pratici per le mamme:

  1. Fare qualche seduta dall’osteopata;
  2. Allattare a richiesta, ossia allattarlo ogniqualvolta lo richiede, anche ogni dieci minuti, ovvero fa col seno quello che purtroppo a noi sembra normale fare col ciuccio, succhiare e succhiare anche non necessariamente mangiando!). Se passa troppo tempo tra una poppata e l’altra, il bambino giunge al seno affamato e succhia con voracità, facilitando così il vomito. Il pianto è un segnalo tardivo, il bambino non deve arrivare a piangere per attaccarsi al seno. (Leggi: Le poppate: che frequenza e quanto devono durare?)
  3. Non usare ciucci e biberon (ogni volta che un bambino succhia il ciuccio quello sarebbe dovuto essere a livello fisiologico un momento in cui avere il seno in bocca).
  4. Tenere il neonato a stretto contatto corporeo per la quasi totalità del tempo almeno i primi tre mesi.
  5. Prediligere la posizione verticale del bambino tipica dei bambini portati in braccio, piuttosto che quella sdraiata nella culla.

 

 

 

 

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