Le donne che soffrono della sindrome dell’ovaio policistico (PCOs) sanno bene che le spiegazioni spesso addotte dagli specialisti a cui si rivolgono, riferiscono di un’eziologia sconosciuta o legata a fattori ereditari, e che viene trattata principalmente con contraccettivi orali per regolarizzare l’attività ipotalamo-ipofisaria.

In realtà, come documentato nel lavoro di ricerca condotto dall’osteopata Federico Filippi “viene documentata una familiarità nel 50 per cento dei casi, ma non è stato ancora dimostrato un esatto meccanismo di trasmissione familiare”.

Esistono tuttavia numerosi studi scientifici che dimostrano un nesso poco esplorato, e cioè quello fra PCOs e alimentazione.

Ma cos’è nello specifico la sindrome dell’ovaio policistico o di Stein-Leventhal?

È una malattia di tipo endocrino che si manifesta con ovaie ingrandite e micropolicistiche all’interno, mentre la superficie esterna appare punteggiata da un numero anomalo di piccoli follicoli.
Nella PCOS molti follicoli non raggiungono mai il completo sviluppo, determinando così problemi di ovulazione, talvolta condizioni di infertilità legata ad anovularità cronica, cicli mestruali irregolari o, ancora, sovrappeso e irsutismo.
Tra le cause di questa sindrome, uno squilibrio ormonale che compromette un’adeguata produzione di estrogeni impedendo al follicolo di completare la sua maturazione con probabile conseguenza di PCOS.

Ma, come accennato in precedenza, sono diverse le evidenze scientifiche che aprono un’altra via, quella che lega il disordine della PCOS all’insulino-resistenza, iperinsulinemia con conseguente iperandrogenismo. E questo è interessante perché consente di agire per tempo, con la prevenzione.

Sindrome dell’ovaio policistico e insulina

“Gli alimenti con significativo contenuto di zucchero e altri carboidrati che producono elevati carichi glicemici influenzano l’insulina sierica e fattori di crescita dell’insulina che promuovono una maggiore produzione di androgeni disponibili”. Questo è quanto si legge nello studio pubblicato nel 2010 su Clinics in Dermatology (qui l’abstract)
Di iperinsulinismo, ioerandrogenismo e PCOs parla anche il portale endocrinologiaoggi in questa pagina spiegando come l’insulina agisca sull’ovaio in modo sinergico con l’LH determinando, in tal modo, un ulteriore aumento della concentrazione di androgeni.

Cos’ha a che fare tutto questo con la Sindrome dell’Ovaio Policistico?

L’insulina è un ormone essenziale per consentire il passaggio del glucosio dal sangue alle cellule, impedendo che la sua concentrazione ematica (glicemia) si alzi troppo. Lo scopo è prendere questo zucchero dal sangue e conservarlo nelle cellule in modo da poterlo bruciare per produrre energia o immagazzinarlo sotto forma di grassi.
Questo ormone ha un effetto diretto su altri due importanti ormoni presenti nel corpo femminile: l‘ormone follicolo- stimolante (FSH) e l’ormone luteinizzante (LH). Se i livelli di insulina sono alti comportano un’alterazione di questo bilanciamento di FSH e LH. Troppa insulina fa sì che la ghiandola pituitaria rilasci più LH in proporzione al FSH.

Se l’FSH è basso vuol dire che il follicolo non può maturare in maniera appropriata e quindi che l’uovo non viene formato. Questo sbilanciamento produce follicoli non maturati che finiscono col diventare cisti nelle ovaie: Sindrome dell’Ovaio Policistico.

L’importanza di mangiare sano e sindrome PCOs

L’assunzione di zuccheri buoni, sani, fa sì che questi vengano scomposti gradualmente portando i livelli di insulina e di zuccheri bilanciati con un leggero aumento dopo il pasto. Se invece ci si alimenta male assumendo zuccheri raffinati (farina 00, torte, biscotti, pane bianco, riso bianco, pasta) questi zuccheri vengono decomposti molto più velocemente creando un importante ed improvviso picco dei livelli di insulina. E se il ruolo dell’insulina è quello di estrarre e scortare gli zuccheri fuori dal sangue fino alle cellule, questo picco di insulina fa sì che lo zucchero venga estrapolato dal sangue in quantità maggiore e molto più velocemente che in situazioni normali. Questo causa dapprima un abbassamento dei livelli di zuccheri nel sangue, e la conseguente necessità di nuovi zuccheri per riportare i livelli nel sangue alla normalità. Questo è il circolo vizioso innescato dall’eccesso di zuccheri raffinati nel sangue sino ad arrivare, col tempo, ad una condizione di insulino-resistenza dell’organismo: l’insulina non farà più la funzione di scortare lo zucchero dal sangue alle cellule, e queste non saranno più in grado, quindi, di utilizzare il glucosio, che invece si accumula nel sangue.

Secondo un recente studio inglese pubblicato sulla rivista Human Reproduction (qui l’abstract) “Si stima che dal 50 al 70% delle donne affette dalla sindrome dell’ovaio policistico, indipendentemente dal peso, mostrano un grado più o meno accentuato di resistenza all’azione dell0insulina”.
Dopotutto sono diverse le ricerche cliniche ed epidemiologiche sul ruolo dell’alimentazione nella genesi delle malattie croniche che caratterizzano il mondo moderno (leggi il libro Il Cibo dell’Uomo, di Franco Berrino).

E allora è davvero corretto dire che la sindrome dell’ovaio policistico non abbia una causa scatenante? Riteniamo di no. E come giustamente afferma l’osteopata Valentina Carlile nel suo articolo a proposito della causa genetica spesso addotta per spiegare la sindrome, “le famiglie condividono molto più dei geni. Condividono l’ambiente, uno stile di vita attivo o inattivo e, cosa più importante, l’alimentazione”.

Osteopatia: come può essere utile

“Il nostro lavoro – spiega l’osteopata Filippi nel suo studio pilota riguardo gli Effetti del trattamento osteopatico sulla sindrome dell’ovaio policistico – consiste nella valutazione globale dell’individuo catturando una particolare attenzione sull’asse endocrino-ormonale e lavorando sull’interazione tra i vari sistemi che possono ostacolare il normale funzionamento del ciclo ovarico. Quindi la nostra attenzione sarà rivolta al Sistema cardiocircolatorio in quanto principale trasportatore ormonale e quindi andremo a valutare in particolar modo osteopaticamente la mobilità del mediastino, del diaframma addominale e dei visceri addominali rispetto agli altri sistemi. Al Sistema ipotalamo-ipofisario che regola l’attività e la secrezione ormonale andando ad agire sul meccanismo cranio sacrale, e sul Sistema neurovegetativo in quanto regolatore dell’omeostasi interna e quindi sulla secrezione e regolazione circolatoria e ormonale. Tutto questo inserendolo in un contesto globale dell’organismo”.

Un altro modo in cui l’osteopatia può essere efficace è, secondo l’esperienza dell’osteopata Massimo Valente, legato alla mobilità dell’utero. “Attraverso delle manipolazioni specifiche volte a dare la massima mobilità possibile all’utero – spiega – intervenendo su tutto ciò che lo coinvolge, si riesce a regolarizzare il ciclo determinando quindi una modifica nel sistema di bio-feedback e nella comunicazione tra utero-cervello-ovaie. Questo, insieme a un lavoro sull’alimentazione centrato non solo sull’insulina ma anche sulla disintossicazione da latte e derivati in funzione della regolazione del transito intestinale, aiuta alla regressione della sindrome dell’ovaio policistico”.

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