Dai tempi di Antonio Conte, passando per Gian Piero Ventura e Gigi Di Biagio, sino ad arrivare a Roberto Mancini, la figura dell’osteopata è parte integrante dello staff sanitario della Nazionale Italiana di Calcio. È Walter Martinelli il professionista che si prende cura degli Azzurri e del loro benessere. Ecco la sua esperienza raccontata in esclusiva a Tuttosteopatia.it.

Cosa significa essere osteopata al servizio della Nazionale Italiana di Calcio?

Lavorare con la Nazionale è motivo di grande orgoglio e soddisfazione. L’emozione che provo ogni volta che indosso la divisa azzurra non è mai cambiata dal primo giorno. Ricordo ancora quando da piccolo seguivo insieme ai miei amici le partite degli Europei e dei Mondiali e mia madre cuciva a mano le bandiere col tricolore. Oggi essere nello staff della Nazionale rappresenta la realizzazione di un sogno.

Ci racconti come è arrivato a lavorare per la Roma e la Nazionale

Ho iniziato presto la professione di fisioterapista prima, e di osteopata poi, lavorando con diverse società quali Guidonia, Sorianese, Tor Tre Teste, Frascati, Lodigiani, Cisco Roma, per poi passare alla Lazio, da lì alla Nazionale e alla Roma. Oltre al calcio ho lavorato con la Nazionale di Kickboxing e Pugilato, nel motociclismo e come osteopata del gruppo sportivo delle Fiamme Gialle.

Lei è stato uno dei primi ad aver portato l’osteopatia in pianta stabile nello staff delle squadre di calcio, ove lavorano professionisti quali medici, fisioterapisti, preparatori atletici, nutrizionisti. Come interagite nella quotidianità?

Uno degli aspetti più belli è il lavoro di equipe. Una squadra composta non solo da giocatori ma da medici, preparatori atletici, fisioterapisti, osteopata, nutrizionista e podologo, che si fondono in un unico elemento. Ci confrontiamo tutti i giorni su ogni singolo giocatore a 360 gradi, un modo per condividere i rispettivi punti di vista. Ho avuto modo con l’esperienza di integrare sempre di più l’osteopatia nel programma di una squadra o di un atleta. Anche la figura del nutrizionista è diventata fondamentale nella quotidianità dei Club, e mi ritengo fortunato ad aver collaborato con grandi professionisti quali Guido Rillo e Tiberio Ancora alla Roma, Matteo Pincella in Nazionale.

L'osteopata Walter Martinelli
L’osteopata Walter Martinelli

Come viene gestito il rapporto con i giocatori?

Sono loro i protagonisti, noi possiamo solo aiutarli, tenendo ben presente che il nostro trattamento cerca di rimuovere gli ostacoli che possano compromettere una buona comunicazione all’interno del corpo, così da riuscire meglio nella sua capacità di autoguarigione e autoregolazione, rimanendo in omeostasi.
Molti giocatori “liberando” le strutture si sentono più sicuri nell’eseguire una corsa o un gesto tecnico e questo può risultare utile anche ai fini della prevenzione, anche se non mi piace usare
questa parola il cui utilizzo trovo spesso abusato.

Come gestisce la settimana di lavoro con la squadra? Ci sono dei trattamenti standard, di valutazione e preventivi a cui è bene sottoporre tutti gli atleti prima o dopo una gara?

Come dicevo prima, importantissimi sono i meeting quotidiani con il performance staff e il settore medico. A inizio stagione e durante l’anno eseguo dei test specifici in seguito ai quali stilo un programma su ogni singolo atleta, settimanale o mensile. Alcuni seguono dei trattamenti pre-gara che agiscono sul sistema articolare e su quello neurovegetativo. Inoltre ci sono delle situazioni di “emergenza” che valutiamo al momento stesso.

Quali sono invece i traumi più frequenti e che tipo di intervento osteopatico è richiesto?

Ogni sport ha i suoi traumi, i più frequenti nel calcio sono quelli agli arti inferiori, quindi spesso si agisce su quel distretto e sulla colonna ma essendo l’osteopatia globalità la risposta viene da sé.

Nonostante il calcio sia uno sport complesso, al contempo di coordinamento e resistenza, è il più popolare e probabilmente praticato in Italia. Ci sono circa 1.500.000, iscritti a federazioni sportive di vario livello, tra cui tanti amatori che praticano senza particolari attenzioni questo sport. A cosa vanno incontro e cosa consiglia loro da osteopata?

La grande differenza tra un atleta professionista e uno amatoriale sta nella costanza degli allenamenti, nell’attenzione ai particolari, nella cura del proprio corpo e dell’alimentazione. Un atleta professionista, in più, è abituato da sempre a confrontarsi con la gestione del proprio stress, delle proprie ansie, avendo consapevolezza dei propri limiti. Così è frequente vedere in studio amatori che si infortunano, magari perché giocano o si allenano una sola volta a settimana.

Avendo girato tanto il mondo con i Club e la Nazionale ha conosciuto molti osteopati e professionisti con i quali ha avuto scambi professionali?

Si, grazie alla mia carriera da fisioterapista e osteopata nello sport, ho avuto modo e possibilità di conoscere tantissimi professionisti; con alcuni di loro sono rimasto in contatto, questo per me è stato motivo di crescita anche perché l’unica regola del viaggio è non tornare mai come si è partiti. Bisogna tornare diversi.

Oltre al calcio ha altri progetti? Ci sono figure professionali con cui collabora?

Grazie per la domanda perché mi permette di condividere il raggiungimento dei miei obiettivi con Giusva Gregori, in primis mio grande amico ma anche grande professionista nello sport. In questi anni abbiamo realizzato insieme tanti progetti, sia nell’ambito sportivo che nell’insegnamento, collaborando con la Scuola STILL OSTEOPATHIC INSTITUTE e la Scuola di Osteopatia EDUCAM. Un pensiero e una dedica speciale va a Paola Sommaiuolo, di recente scomparsa prematuramente, che per me è stata un esempio da seguire nella professione come nella vita.

Un consiglio ai futuri osteopati?

Ai futuri osteopati consiglio di credere sempre nei propri sogni, di continuare sempre ad aggiornarsi, di rimanere umili e di rispettare ogni paziente pensando che sia un proprio caro. Come vorreste che fossero trattati vostra madre o vostro padre se per un problema si rivolgessero ad un professionista? Beh. vedetela sempre così.