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Lombalgie (mal di schiena)

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Descrizione

I dolori alla colonna vertebrale sono un disturbo abbastanza frequente.  La curva lombare è fortemente adattativa grazie alla notevole capacità di movimento. La sua funzione è proprio quella di compensare la rigidità di 3 volumi tra i quali è interposta: bacino, cranio e torace. Formata da trentatré vertebre, la colonna vertebrale sostiene tutto il corpo. Alle vertebre sono collegati legamenti e muscoli che ci permettono di effettuare tutti i movimenti e di assumere le più articolate posture.

La colonna vertebrale si divide in: cervicale (sette vertebre), dorsale (dodici vertebre), lombare (cinque vertebre), sacrale (cinque vertebre) e coccige. Al suo interno, ossia nel “canale vertebrale”, scorre il midollo spinale. Le vertebre sono separate l’una dall’altra da dischi intervertebrali, veri e propri cuscinetti che evitano l’attrito di queste ossa tra loro e ammortizzano i movimenti assorbendo gli shock meccanici che colpiscono la colonna vertebrale. Il disco intervertebrale è costituito da un nucleo polposo (formato per il 90% da acqua) e da un anello fibroso esterno che lo contiene.

Piano Sagittale del rachide lombare

Il più noto dei mal di schiena è il famoso “colpo della strega” che arriva intenso ed improvviso nella parte inferiore mentre si sta spostando un peso. Poiché il peso del corpo si è scaricato soprattutto sulla zona lombare, lo stato di sofferenza e i dolori che ne derivano vengono definiti “lombalgia”, un’ entità clinica largamente benigna che migliora spontaneamente in poche settimane, riservando i maggiori problemi (mal di schiena cronico) ad un ristretto numero di soggetti.

In inglese, il dolore è definito in modo più appropriato low back pain” (dolore alla parte bassa della colonna). Il dolore è “a sbarra”, cioè trasversale nella parte lombare con possibile irradiazione al nervo sciatico (lombosciatalgia). Quando la lombalgia è cronicizzata può essere riacutizzata da determinate posture (ad esempio, stare troppo tempo in piedi nella stessa posizione, o seduti durante la guida in auto per lunghi percorsi).

Questa patologia interessa almeno l’80% della popolazione almeno una volta nella vita. A soffrirne maggiormente sono le persone con un’età compresa tra i 30 e i 50 anni, ma non mancano casi di ragazzi che hanno meno di 20 anni. Le condizioni che possono determinarne la causa ed il persistere della lombalgia sono numerose, a volte anche non localizzate nella colonna vertebrale. Le cause che generano questa malattia, producono fenomeni di degenerazione discale, cioè l’invecchiamento più o meno precoce dei dischi intervertebrali.

“I sistemi sanitari europei, e quello italiano che ci riguarda direttamente, basati essenzialmente sul finanziamento pubblico –si legge in un articolo pubblicato dal dott. Pineto sul sito www.maldischiena.com – forniscono a tale problema  soluzioni vecchie e costose, basate essenzialmente su terapie conservative, cioè le varie forme di terapia fisica, in gran parte dichiarate inutili dalla Organizzazione Mondiale della Sanità, o in alternativa su interventi chirurgici”.

Punto di vista osteopatico

L’obiettivo della diagnosi osteopatica è quello di stabilire con successo le diverse cause (tra cui impianti di risalita) che inducono  allo sviluppo e alla manutenzione del dolore nel paziente. Per arrivare a questa diagnosi l’osteopata continuerà a ripetere la domanda “perché”?

Ecco un elenco parziale delle cause più comuni che possono sviluppare una punto di vista osteopatico sul mal di schiena:

  • blocco della mobilità vertebrale blocco del bacino (sacro-iliaco, sinfisi pubica);
  • attaccamento di un nervo (sciatica, femorale);
  • disfunzione articolare dell’anca, ginocchio, caviglia/piede;
  • disfunzioni delle curve vertebrali (iperlordosi e ipercifosi, atteggiamento scoliotico o verticalizzazione della colonna);
  • attaccamento viscerale (spasmi del colon sigmoideo, fissazione del rene, congestione pelvica);
  • aderenze cicatriziali (taglio cesareo, appendicectomia);
  • comprendere lo stile di vita del paziente (lavoro, postura, alimentazione, stress…).

Il vostro osteopata deciderà quale sarà per voi il miglior percorso terapeutico, basandosi sulle sue qualità palpatorie, di osservazione e diagnosi; non sottovalutando, comunque, ove necessario, il ricorso a più approfondite valutazioni tipo RMN, TAC, indirizzandovi a colleghi professionisti (Neurologi, Ortopedici etc).

Il trattamento osteopatico è spesso il più efficace intervento per provare a correggere questo genere di problemi. La maggior parte delle persone pensa che il dolore alla schiena sia il risultato di un trauma.

In realtà, ci sono molte malattie che si manifestano con i sintomi del mal di schiena, o problemi pelvici:

  • dolori addominali
  • stati di ansia
  • artrite
  • spondilosi cervicale o lombare
  • problemi dermatologici
  • patologie renali
  • condizioni reumatiche
  • tumori.

Gli osteopati sono esperti nel diagnosticare problemi che possono richiedere ulteriori accertamenti o trattamenti medici. In questo caso, il trattamento osteopatico è comunque utile per far diminuire il dolore o lo stress che queste patologie comportano, includendo tecniche manuali di manipolazione e mobilizzazione articolare, muscolare e dei tessuti molli. Compito dell’osteopata non è solo quello di somministrare il trattamento, ma anche quello di dare consigli su come mantenere i risultati ottenuti, tramite, ad esempio, della ginnastica osteopatica etc. La procedura di trattamento osteopatico consta di queste tre fasi:

  1. Profilassi Posturale
  2. Riduzione con manipolazione
  3. Mantenimento della riduzione

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