La nascita e lo sviluppo dell’osteopatia cranio-sacrale si deve, in primo luogo, all’attenzione dell’osteopata americano William G. Sutherland per la struttura e le funzioni del cranio e, in particolar modo, alla sua intuizione che le suture e i segni di giunzione tra le ossa che lo compongono potessero offrire alla stesse la possibilità di muoversi. Sebbene tradizionalmente il cranio fosse considerato una struttura rigida, Sutherland ipotizzò, invece, che il tessuto connettivo delle suture fosse molle e consentisse, perciò, il movimento e l’adattamento delle ossa craniche. Attraverso studi ed esperimenti, anche su se stesso, Sutherland giunse alla conclusione che il cranio fosse abbastanza flessibile da reagire a varie pressioni esterne.
Egli notò, inoltre, che si poteva percepire al tatto un leggero movimento che, in maniera ritmica, dalle ossa craniche giungeva fino all’osso sacro, percorrendo tutta la spina dorsale. Fu così che, lavorando su di sé e sui suoi pazienti, Sutherland si accorse di una certa uniformità di questo ritmo, poi battezzato ritmo cranio-sacrale, ma anche dell’esistenza di alcune sue modificazioni che potevano essere attenuate applicando con le mani una pressione esterna, sempre assecondando il naturale movimento delle ossa del cranio.
Perché cranio-sacrale?
Il termine cranio-sacrale si riferisce proprio all’attenzione che William Sutherland e la tradizione terapeutica da lui fondata pongono da una parte alle ossa della testa e, dall’altra, all’osso sacro, l’ampia struttura terminale della spina dorsale. Uno degli strumenti di valutazione principali adoperati nella terapia cranio-sacrale è il ritmo cranio-sacrale, a cui si è già accennato, che corrisponde a un lieve rigonfiamento e contrazione delle ossa del cranio e una rotazione attorno all’asse centrale da parte dello scheletro su ciascun lato del corpo. Questo movimento è, in effetti, sottilissimo, quasi impercettibile, ma costituisce un importante indicatore delle condizioni dei tessuti molli e dei legamenti di tutto il corpo, consentendo una rappresentazione schematica dei dolori e dei disturbi.
Il ritmo cranio-sacrale
Questo ritmo continuo e costante è prodotto dal ciclo di produzione e assorbimento del liquido cerebro-spinale o liquor. Ciascun ciclo ha una durata di cinque o sei secondi. Il liquido cerebro-spinale, prodotto all’interno di alcune complesse cavità della massa cerebrale chiamate ventricoli, segue un percorso che passa fra la massa nervosa e la struttura ossea (nello spazio subaracnoide) e poi prosegue in due direzioni: verso il basso fino alla parte posteriore del midollo spinale; verso l’alto, lungo quella frontale, per bagnare e ammortizzare la superficie esterna del cervello. A questo punto, infine, il liquido cerebro-spinale viene assorbito dal tessuto specializzato nelle fasce che ricoprono il cervello (villi aracnoidi).
Il liquido cerebro-spinale rappresenta, quindi, una fonte di nutrimento e protezione per il cervello che si rinnova costantemente ed è proprio questo meccanismo di rinnovamento continuo a produrre il ritmo cranio-sacrale. Mentre il liquido viene secreto dai ventricoli, infatti, la pressione all’interno dell’intero sistema cerebro-spinale aumenta. Le ossa della volta cranica si allargano in risposta a questa pressione e tali cambiamenti sono controllati dai recettori sensoriali delle suture craniche. A questo punto i recettori inviano un segnale al cervello e la produzione del liquido si arresta temporaneamente, fino a che il suo assorbimento non produce una conseguente riduzione della pressione nel sistema e, quindi, una ripresa della fase di produzione e secrezione, in un ciclo ininterrotto.
I cambiamenti di pressione all’interno della volta cranica e della colonna vertebrale provocano modificazioni scheletriche nella spina dorsale e nel cranio. Questi cambiamenti possono essere percepiti al tatto in tutte le ossa della testa e del volto fino all’estremità inferiore della colonna, cioè sull’osso sacro. Come si è accennato sopra, infatti, le coppie di ossa su ciascun lato della colonna reagiscono ai cambiamenti di pressione generati dal ciclo di produzione e assorbimento del liquido cerebro-spinale. Le spalle, le costole, i fianchi, le gambe si muovono in armonia con il ritmo cranio sacrale.
Tutti questi movimenti servono, dunque, al terapista come fonte di informazioni preziose sulle condizioni delle fasce o dei tessuti molli del corpo, sulla flessibilità delle articolazioni della testa e di tutto l’organismo. Se, ad esempio, le articolazioni si sono irrigidite, si può avvertire un movimento asimmetrico o limitato oppure se i muscoli o le fasce sono costantemente tesi, questo pregiudica il movimento simmetrico della colonna.
L’azione della terapia cranio-sacrale sulle fasce
Un altro elemento fondamentale della terapia cranio sacrale è la fascia. Sono chiamati fasce tutti i tessuti connettivi fibrosi interni che avvolgono ogni parte del corpo, sebbene possano essere caratterizzati da consistenze diverse. Alcune fasce sono, in effetti, strati sottilissimi simili a ragnatele, altre, invece, sono composte da più strati di membrane specializzate. Questi tessuti connettivi formano una complessa rete connessa e continua che collega, anche indirettamente, ogni organo del corpo.
Di particolare interesse per il terapeuta è la dura madre: il denso tessuto connettivo fibroso che riveste internamente la volta cranica e il canale nervoso all’interno della colonna vertebrale. È all’interno di questo tessuto che circola, infatti, il liquido cerebrospinale intorno al cervello e al midollo spinale (dalla sommità del capo fino all’estremità inferiore della spina dorsale) il quale è responsabile di quello che sopra abbiamo definito ritmo cranio-sacrale. La dura madre e il liquido cerebrospinale offrono protezione e isolamento alle attività del cervello e del midollo spinale. Questo non vuol dire, tuttavia, che anche questa membrana protettiva non possa mostrare segni di stress o cedimenti. Partendo quindi dal presupposto che proprio un irrigidimento o durezza del tessuto connettivo sia alla base di un’azione di leggera ma costante trazione sulle ossa, sembra, dunque, che la tensione e lo sforzo del tessuto connettivo stesso possano causare non solo difficoltà di movimento, ma addirittura impedire alle ossa di allinearsi correttamente. Questo si manifesta nel paziente con dolori ricorrenti, la tendenza a farsi male sempre nello stesso punto e la resistenza al semplice trattamento manipolativo. Anche se le ossa venissero riallineate da un esperto terapista, infatti, esse sarebbero nuovamente portate a disallinearsi a causa della forza su di loro esercitata dal tessuto connettivo.
La terapia cranio-sacrale, invece, agisce più direttamente sulle fasce, alleviandone l’irrigidimento e la tensione e riducendo, perciò, lo stress interiore, così da consentire all’intero sistema un allineamento più corretto e armonioso. In relazione alla testa è la dura madre a fornire indicazioni al terapeuta, il quale esercita con le mani una pressione molto lieve sulle ossa del cranio. Nel tronco, invece, le mani sono poggiate su vari punti cruciali, detti diaframmi, punti in cui predomina il tessuto crociato che può provocare disallineamento o costrizione.
L’importanza dell’ascolto del corpo nel trattamento osteopatico cranio sacrale?
Come si è già accennato, la terapia cranio sacrale viene eseguita ponendo particolare attenzione al ritmo e alle manifestazioni energetiche del corpo e con una lieve pressione delle mani esercitata sulle ossa craniche e sui diaframmi, in accordo con le indicazioni ricevute dal corpo stesso. Quello che ci resta da spiegare è il perché partire dall’ascolto del corpo, sebbene le premesse per rispondere a questa domanda siano già state ampiamente poste. In effetti, se la struttura delle fasce è così complessa e, soprattutto, esse sono così strettamente interconnesse, non è difficile comprendere come una tensione in un punto possa ripercuotersi, in una certa misura, sull’intero sistema. Un esempio di questo tipo di problema può essere osservato visivamente in una persona che soffra di un disturbo cronico al ginocchio o all’anca. Poiché il corpo si adatta, infatti, al dolore ed al disallineamento ad esso associati, alla fine ad esserne compromessa è l’intera postura del corpo.
La pratica cranio-sacrale può essere considerata un punto di intersezione tra la medicina tradizionale o allopatica e le terapie complementari, le quali hanno, per l’appunto, la caratteristica peculiare di considerare l’organismo nella sua totalità. L’esistenza umana è complessa. Gli aspetti fisiologici, emotivi, mentali, spirituali di ciascuno possono essere certamente distinti, ma non separati. Siamo un’unità. Ogni mal di testa, dolore di schiena o acciacco è fisico, ma insieme anche psicologico e spirituale. La guarigione completa avviene quando medico e paziente sono aperti alle informazioni che invia tutta la persona. Ecco perché è così importante che nella terapia cranio-sacrale il primo passo non sia altro che ascoltare.