Abbiamo chiesto all’osteopata Enrico Chiappini, un approfondimento, un pensiero da amico sul grande e compianto prof. Emilio Del Giudice, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dell’International Institute of Biophysics di Neuss in Germania, collaboratore del premio Nobel Luc Montagnier negli studi sulla memoria dell’acqua e “amico dell’osteopatia”.

Di seguito il contributo di Enrico Chiappini. 

Emilio l’ho conosciuto anni fa, in quanto “reichiano”, per chiedergli cosa ne pensasse di alcune modifiche che volevo apportare alla costruzione della “camera orgonica” ideata e usata da Wilhelm Reich per la cura delle malattie tumorali e psichiche, e per chiedergli cosa ne pensasse in generale della energia vitale e in particolare dell’orgone, che poi è il modo in cui Wilhelm Reich chiamava appunto l’energia della vita.

Non conosceva l’osteopatia, e tanto meno la tecnica biodinamica. Curioso come nessuno mai, mi ha chiesto subito un trattamento. Abbiamo cominciato a collaborare e a discutere della relazione tra l’apparato biopsichico e la fisiologia; tra la nevrosi e la malattia; tra la salute psichica e quella fisica. E’ stato un incontro, durato anni, tra lo studio della fase vitale della materia vivente, la biofisica reichiana e la tecnica e la teoria osteopatica.

Questi i contenuti:

Prima di Reich, nel campo della clinica psicoanalitica, fu Freud a cercare di far luce sulla energia vitale ma non si spinse oltre all’identificazione di detta energia con la pulsione libidica. Reich però – e questo è importante per noi osteopati – mostrò clinicamente che la pulsione libidica, l’orgone e, insomma l’anelito vitale, è la stessa fonte di energia  che induce la salute ma anche le resistenze caratteriali dell’Io e, quindi, le nevrosi e le malattie.

Detto in parole a noi più consuete, la fonte energetica della Salute è la stessa che partecipa a creare la lesione osteopatica. Può sembrare un’affermazione banale se si centra l’attenzione sull’SNV e sulla fisiologia in generale, ma come entra in gioco il comportamento individuale e sociale (autolesionismo, masochismo, resistenze caratteriali al trattamento terapeutico fino ad arrivare all’autodistruttività sociale come la guerra) è lecito porre dei dubbi che la fonte della salute e quella della malattia siano le stesse. Per questo Freud arrivò alla conclusione che l’origine della malattia psichica fosse diversa da quella della salute e postulò la presenza di una pulsione di morte accanto all’anelito verso la vita. Una specie di versione laica della lotta tra il bene e il male. Reich al contrario trovò che fosse inutile postulare una forza siffatta (il male) e dimostrò clinicamente che la stessa forza che crea la vita può in situazioni determinate produrre la malattia psichica e fisica nonché quella sociale. Non potrà sfuggire, a noi osteopati, il parallelo con la concezione di energie di movimento pulsionale originarie di crescita “incatenate” da fulcri lesionali traumatici che mutano la funzione energetica, non la fonte.

E’ In questo contesto teorico che si innesta il lavoro di Giuliano Preparata ed Emilio Del Giudice.

Emilio Del Giudeice e Giuliano Preparata

L’energia trovata da Reich (l’orgone) e misurata in vari modi anche fuori dell’essere vivente, messa in discussione da Einstein per alcuni motivi di ordine teorico che non possiamo approfondire in poche pagine, è la stessa che, teorizzata e parzialmente dimostrata a livello sperimentale nell’ambito della QED (elettrodinamica quantistica), organizza le molecole d’acqua nella materia e le fa entrare in una fase oscillatoria compatibile con l’organizzazione della vita. Una delle ricadute più evidenti e sorprendenti di questo programma di ricerca è stata la verifica sperimentale da parte di Luc Montagnier che l’acqua, utilizzando il rumore elettromagnetico di fondo, può organizzare l’emissione elettromagnetica del DNA e trasferirne l’informazione.

In altre parole prima del contatto tra le molecole l’acqua organizza le reazioni. In definitiva il campo in cui siamo immersi detta le regole della vita organica: un altro importantissimo aggancio alla teoria e alla pratica osteopatica in ambito biodinamico. Le conclusioni di Emilio corroborano secondariamente anche l’ipotesi che una variazione di campo indotta da tecniche percettive appropriate che inducano modificazioni “di campo” e quindi dell’ambiente cellulare dall’esterno verso l’interno possa intervenire sui sistemi di regolazione epigenetica (metilazione ecc..) e quindi sull’espressione genica.

La difficoltà più grande di operare cambiamenti simili è dovuta alla stratificazione psichica dell’esperienza che opera un congelamento espressivo della produzione proteica e che Reich chiamò corazza caratteriale. Cambiare carattere significa infatti cambiare nel vero senso della parola l’espressione genica e quindi i ricordi traumatici. Noi osteopati sappiamo che la vita si esprime nel movimento di espansione e di retrazione ma molti di noi non sanno che Reich, praticamente contemporaneamente a Sutherland, teorizzò che la funzione vitale primaria fosse quella di espandersi e contrarsi.

Ora, grazie ai lavori di Emilio, noi sappiamo che la vita funziona nei ritmi di oscillazione elettronica di “cluster” di acqua denominati domini di coerenza connessi tra loro in fase e alla lunghezza d’onda del campo che li limita; ma le fasi di espansione e retrazione percepite nel corpo vivente sono movimenti della materia, non oscillazioni elettroniche. La natura della relazione tra le zone di oscillazione in fase dell’acqua coerente, sottoposta a leggi fisiche di risonanza mediante il continuo scambio energetico con il vuoto quantistico (probabilmente base dello psichismo e della nascita dell’individuazione) da un lato e i ritmi di espansione e retrazione della materia sottoposta alle leggi meccaniche, alla gravità, alla complessità delle relazioni biochimiche secondo architetture complesse (tensegrità) dall’altro, è uno dei contenuti più importanti da approfondire per la teoria osteopatica.

Reich aveva descritto questa relazione nella sua “formula della vita” (tensione-carica-scarica-distensione) dividendo in quattro fasi i movimenti di espansione e retrazione anche lui soffermandosi sul quesito della relazione tra la meccanica del movimento e la carica della materia (lo chiamava il nodo del salto meccano-elettrico).
Per noi osteopati è la relazione tra il “movimento permesso” e il “movimento presente”. Per Freud la relazione tra Io e Es. Detto in termini più “fisici” l’energia diventa materia nel momento esatto in cui si crea il ricordo. Il tempo legato alla materia è dunque energia cristallizzata. La cristallizzazione della funzione struttura la forma (corpo – Io – corazza caratteriale); l’energia libera priva di ricordi e quindi di materia temporale la distrugge. Forse è questo incessante gioco di creazione e distruzione tra energia e materia, funzione e struttura, amore e angoscia che innesca il movimento di espansione e retrazione, il quale regola i livelli di entropia e quindi di dissipazione del sistema biofisico; in sintesi il metabolismo.

Questi in linea di massima e superficialmente sono i contenuti scientifici che ho condiviso con Emilio in questi anni. La possibilità di sviluppo sono molteplici. A titolo di esempio, misurare l’emissione fotonica del sangue per verificarne le variazioni in relazione a trattamenti è un esperimento messo a fuoco.

Emilio diceva spesso che la fisica non serve a negare o avvalorare le esperienze che derivano dalle pratiche delle varie discipline, anzi, serve a spiegarle, se ci riesce. Con lui la scienza perde una musa ispiratrice capace di donare alle più sfrenate fantasie il solido terreno del logos scientifico.

A noi non rimane che continuare ad avere fantasia e lavorare su quanto costruito fino ad ora.

Enrico Chiappini

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