L’analisi e l’osservazione delle varie fasi evolutive del bambino al fine di contribuire alla comprensione dell’insorgenza delle patologie scoliotiche è stata la mission del lavoro di tesi che l’osteopata Fabio Ingaldo ha da poco discusso a conclusione del percorso di studi in Osteopatia Pediatrica diretto da Marco Petracca e organizzato dalla scuola C.E.R.D.O. di Roma.

“È stata la grandissima voglia di aiutare gli adolescenti che presentavano disagi non solo motori ma anche psicologici a spingermi verso tale ed ulteriore percorso di formazione” ci spiega Fabio Ingaldo, che definisce “illuminanti” i due i anni di scuola tra lezioni e tirocini “in cui ho compreso che seguire i bambini dalla nascita, intercettando le prime forme di paramorfismo saranno sempre il ‘core’ della mia professione”.

Condotto su un composto da 110 famiglie, il lavoro di tesi è una “indagine sulle possibili cause della rotoscoliosi” in cui sono stati arruolati, nello specifico:

  • 56 bambini senza alterazione posturale (SAP);
  • 34 bambini con un atteggiamento scoliotico (AS);
  • 24 bambini che con scoliosi (S).

La ricerca è stata strutturata attraverso un questionario di 41 domande scelte appositamente per estrapolare informazioni su momenti specifici dell’età evolutiva del bimbo. Il questionario è stato rivolto non solo alle neo mamme, ma a tutti coloro che hanno avuto esperienza diretta o indiretta con le scoliosi.

“Il fine ultimo – spiega Ingaldo – è quello di far comprendere quanto la figura dell’osteopata sia importante insieme alle altre figure sanitarie per l’intercettazione e la prevenzione di possibili asimmetrie che si possono presentare nel bambino durante la crescita. Un ulteriore obiettivo era capire se il mio strumento di ricerca, ovvero il questionario, potesse essere utile, facile e pratico sia in fase di compilazione sia nell’interpretazione dei risultati da parte mia”.

Questo lavoro di tesi ha voluto dimostrare l’importanza delle fasi di crescita del bambino anche alla luce di situazioni e fattori esterni che possono insinuarsi e apportare delle modifiche a queste fasi di crescita: fattori patologici o traumatici che possono determinare un dismorfismo cronico come, ad esempio, traumi e/o incidenti di ogni genere, disordini genetici, o cause di patologie che possono accadere nella vita intra-uterina, durante il parto, oppure nella vita extrauterina.

“Eliminando i traumi del fato, dal mio punto di vista di Osteopata Pediatrico, il termine SCOLIOSI IDIOPATICA significa ‘qualcosa ci è sfuggito!’ – spiega l’osteopata Fabio Ingaldo – ed è per questo che sia le famiglie, sia il sistema sanitario devono osservare con la lente chirurgica le fasi di crescita del bambino e creare una rete di professionisti sanitari che possono insieme supportarlo e guidarlo durante i primi anni di vita, per insegnargli una volta adulto a fare altrettanto come genitore. La mia speranza è che questo piccolo esperimento di ricerca possa essere sia d’aiuto che da stimolo in futuro per qualcosa di veramente più grande e più utile e per dare ancor di più significato alla parola prevenzione”.

A questo link l’analisi dello studio da parte dell’autore.