L’esposizione ripetuta agli antibiotici ad ampio spettro in età da 0 a 23 mesi è associata all’obesità infantile precoce. Queste le conclusioni dello studio Association of Antibiotics in Infancy With Early Childhood Obesity condotto da ricercatori del Children’s Hospital of Philadelphia in Pennsylvania e pubblicato su JAMA Pediatrics a novembre 2014.

Non è nuova poi la notizia dell’antibiotico resistenza dovuta all’uso spesso sconsiderato di questo farmaco soprattutto in Italia, che detiene il primato negativo in Europa, soprattutto al centro sud. Ci siamo infatti occupati a più riprese di questo allarme ed al relativo rischio di contrarre infezioni che non possono essere curate con i farmaci esistenti, spesso abusati.

Lo studio oggetto di questo articolo su antibiotico e obesità infantile aggiunge un tassello in più, offrendo anche un’ulteriore occasione per riflettere su quanto sia importante non usare farmaci se non strettamente necessario, soprattutto gli antibiotici. Il rischio di obesità sembra essere legato al maggiore utilizzo di antibiotici in generale, anche se l’effetto è maggiore per gli antibiotici a largo spettro, come amoxicillina, tetraciclina, streptomicina, moxifloxacina e ciprofloxacina che, oltre a uccidere i batteri resistenti agli antibiotici standard, eliminano anche batteri buoni per il nostro corpo.

Condotto utilizzando cartelle cliniche elettroniche riferite agli anni tra il 2001 ed il 2013 di una rete di ambulatori di cure primarie, lo studio ha coinvolto quasi 65 mila bambini che avevano avuto visite annuali da 0 a 23 mesi e una o più visite fra i 24 e i 59 mesi. I risultati dell’analisi hanno mostrato che il 69% dei bambini aveva assunto antibiotici prima dei 24 mesi di età, con una media di 2,3 esposizioni per bambino. Stando all’analisi scientifica condotta dai ricercatori, i bambini a cui sono stati somministrati antibiotici a largo spettro nei primi due anni di vita avrebbero mostrato circa l’11% in più di probabilità di essere obesi tra i 2 e 5 anni, rispetto a quelli che non ne hanno assunti.

All’origine di questo problema c’è lo scompenso della flora batterica causato dagli antibiotici. “Dopo l’assunzione di antibiotici – spiega uno degli autori dello studio, Charles Bailey, MD, PhD –  alcuni dei batteri presenti nel nostro apparato gastrointestinale che sono normalmente più efficienti nel far lavorare il nostro metabolismo nella giusta direzione vengono uccisi, mentre i batteri che fanno lavorare il metabolismo nel modo sbagliato diventano più attivi. Ciò fornisce supporto aggiuntivo all’adozione di linee guida per il trattamento di condizioni comuni in pediatria che enfatizzano la limitazione nell’uso di antibiotici ai casi in cui l’efficacia sia ben dimostrata, preferendo farmaci a spettro limitato in assenza di indicazioni specifiche per una copertura più ampia”.

L’antibiotico rimane un farmaco essenziale nelle infezioni batteriche, tuttavia non serve nelle patologie virali tra l’altro molto frequenti in età infantile. Naso che cola, febbre, tosse e mal di gola sono disturbi comuni per i bambini, particolarmente suscettibili alle infezioni respiratorie e intestinali. Se sono i batteri a causare questi sintomi, gli antibiotici possono essere prescritti, ma  spesso sono causati da virus che gli antibiotici non possono uccidere!

Il consiglio dell’osteopata è senz’altro quello di evitare in linea di massima il facile ricorso a sostanze chimiche che agiscono sul sintomo e non sulla causa – di gran lunga più importante – delle patologie di adulti e bambini. E’ questo il compito dell’osteopata, che invece si preoccupa di identificare l’origine della disfunzione per poter ristabilire l’equilibrio dell’organismo.
Dunque sebbene esistano farmaci che possono salvare la vita, è bene evidenziare anche quanto sia dannoso l’eccessivo ricorso ad essi, e l’esempio dell’antibiotico è significativo dal momento che – come annunciato dall’OMS già qualche anno fa, sono migliaia le persone che ogni anno, soltanto in Europa, muoiono per infezioni batteriche resistenti agli antibiotici.

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