Uno studio condotto dalla Harvard University stabilisce l’esistenza di un effetto negativo dell’esposizione al fluoro sullo sviluppo neurologico dei bambini.
Lo studio, pubblicato il 20 luglio 2012 sulla Environmental Health Perspectives, un importante rivista medica governativa, organo del National Institute of Environmental Health Sciences degli Stati Uniti, dimostra un collegamento scientifico tra esposizione al fluoro e la diminuzione del Quoziente Intellettivo (QI).

Condotto dagli scienziati dell’Università di Harvard Anna L. Choi, Guifan Sun, Ying Zhang, Philippe Grandjean, la ricerca dal titolo Fluoruro dello sviluppo della Neurotossicità, è una revisione sistematica e meta-analisi di studi già pubblicati sull’argomento volta ad indagare gli effetti dell’esposizione fluoro nel ritardo dello sviluppo neurocomportamentale.

I background sul tema riferisce già che il fluoro può causare neurotossicità in alcuni animali: è per esempio il caso dei risultati consegnati da una ricerca pubblicata nel 1995 su Neurotoxicology and Teratology dal titolo “Neurotossicità del fluoruro di sodio nei topi” (vol. 17, pp. 169-177) che mostravano una netta diminuzione dell’intelligenza nei topi esposti ad acqua a cui erano stati aggiunti fluoruri.

Nel 1994 la situazione era quella che il dentista svedese Yugve Ericcson ha descritto quanto fosse elevata l’esposizione a questa sostanza, così come riportato nel libro di Lorenzo Acerra Fluoro. Pericolo per i denti, veleno per l’organismo, edito ds Macro Ed., ha dichiarato: “Più di 800 milioni di persone in tutto il mondo oggi usano i luoruri come mezzo per controllare la carie. Di questi, 210 milioni sono esposti al fluoro attraverso la fluorizzazione  artificiale delle acque potabili (negli USA, Australia, Gran Bretagna, e Nuova Zelanda), 50 milioni attraverso l’uso di sale fluorurato (Svizzera e Francia), 450 milioni attraverso dentifrici al fluoro”.
Quanto a quest’ultimo punto, più fonti autorevoli come l’Istituto Nobel in Svezia o l’Istituto Pasteur in Francia hanno smentito che il fluoro aiuti a prevenire la carie, sottolineandone invece i possibili rischi per la salute.

Non a caso in Inghilterra la Colgate ha già risarcito danni documentati di fluorosi dentale.
Iniziata tra gli anni ’60- ’70, la campagna “pro-fluoro” per garantire le ossa più spesse ha avuto una forte battuta d’arresto soltanto una decina di anni dopo quando, nel 1989, fu pubblicato il più ampio studio epidemiologico che stabiliva una netta correlazione tra fluorizzazione delle acque ed incidenza di fratture nelle anche degli anziani.

Sappiamo bene, invece, che sono tutt’altri i metodi per combattere l’osteoporosi e non coincidono né con l’assunzione di calcio né con quella di fluoro, bensì con una dieta povera di proteine di origine animale (latte in testa) così come sostenuto da numerosissime ricerche e pubblicazioni, e da eminenti studiosi come il Dott. Franco Berrino dell’Istituto Tumori di Milano. (A questo proposito leggi l’articolo pubblicato su Tuttosteopatia.it).

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